L’attaccamento è parte integrante del comportamento umano dalla culla alla tomba (Bowlby, 1979); le relazioni, infatti, rivestono un ruolo centrale nello sviluppo dell’essere umano: le modalità con cui ci leghiamo affettivamente ad un’altra persona riflettono le nostre primarie esperienze di attaccamento.
Lo stile di attaccamento è una relazione importante che si stabilisce nei primi anni di vita tra bambino e principale caregiver (solitamente la madre), la funzione è la crescita e la sopravvivenza biologica e psicologica del bambino, nel quale il bisogno dell’alimentazione è presente insieme a quello di essere amato, desiderato, accettato e protetto.
Le diverse modalità di interazione e la diversa qualità dell’attaccamento che ne deriva sono alla base della formazione dei MOI (Modelli Operativi Interni) del sé e dell’altro, ovvero rappresentazioni mentali che gli individui costruiscono nel corso dell’interazione con l’ambiente. La loro funzione è veicolare la percezione e l’interpretazione degli eventi da parte dell’individuo, consentendogli di fare previsioni e crearsi aspettative sugli accadimenti della propria vita relazionale. Quindi permettono al bambino e poi all’adulto di prevedere il comportamento dell’altro guidando le risposte, soprattutto in situazioni di ansia o bisogno (Bowlby, 1973).
I vari studi hanno individuo diversi stili di attaccamento in età infantile (sicuro – evitante – ambivalente – disorganizzato) e i corrispondenti in età adulta (libero/autonomo – distaccato/svalutante – invischiato/preoccupato – non risolto) (Ainswort, 1969, 1989; Main e Solomon, 1986; Ainswort e Bowlby, 1991; Main e Goldwyn, 1991).
Gli individui sicuri (liberi/autonomi) hanno un modello di sé e dell’altro positivo, convinzione di essere amabili, fiducia nelle proprie capacità e in quelle degli altri, fiducia nella disponibilità e nel supporto degli altri, intimità nelle relazioni e adeguata integrazione di elementi cognitivi e affettivi.
Gli individui evitanti (distaccati/svalutanti) hanno un modello di sé positivo e dell’altro negativo, sensazione di non essere amabili, tendenza all’evitamento della relazione per convinzione del rifiuto, percezione del distacco come prevedibile, apparente fiducia esclusiva in se stessi considerando l’altro inaffidabile e assenza di richieste di aiuto. Vi è una svalutazione dell’importanza delle relazioni a favore dell’indipendenza, della libertà e dell’affermazione. Relazioni caratterizzate da mancanza di intimità, tendenza ad omettere emozioni e ad evitare conflitti.
Gli individui ambivalenti (invischiati/preoccupati) hanno un modello di sé negativo e dell’altro positivo, convinzione di non essere amabili, bassa autostima e dipendenza dal giudizio degli altri. Continua ricerca di compagni, di attenzione e approvazione, necessità costante ed eccessiva di intimità che tende a far allontanare gli altri. Relazioni sentimentali caratterizzate da passione, rabbia, gelosia, ossessività. Espressione esagerata delle proprie emozioni al fine di esercitare e mantenere il controllo sull’altro considerato inaffidabile con incertezza sul suo supporto e incapacità a sopportare distacchi prolungati.
Gli individui disorganizzati (non risolti) hanno un modello di sé e dell’altro negativo, bassa autostima, difficoltà a fidarsi, insicurezze e incertezze verso se stessi e verso gli altri.
L’attaccamento quindi è presente per tutto il corso della vita. Nell’infanzia vi è un attaccamento gerarchico per cui il bambino è in una posizione di dipendenza nei confronti dei genitori. In adolescenza si attiva il sistema esplorativo sviluppando un attaccamento reciproco in cui l’uno funziona da base sicura per l’altro, tipico della coppia adulta funzionante.
Quindi ciascun individuo possiede un particolare stile di attaccamento che caratterizza le sue interazioni affettive e che può modificarsi nel corso della vita. Ad esempio, l’obiettivo di una psicoterapia può essere la comprensione del proprio stile di attaccamento e l’evoluzione verso pattern più sicuri, facendo evolvere modelli mentali, rappresentazioni e ampliando il proprio repertorio strategico.