Il 30 gennaio 2020 l’OMS dichiara il focolaio di Covid-19 un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale: ci siamo così trovati ad esperire un senso di inquietante incertezza per il decorso dell’emergenza e per le sue numerose e diverse implicazioni sul piano economico, lavorativo, sociale e affettivo. Un malessere che purtroppo continueremo a vivere senza sapere per quanto tempo e con l’incertezza di chi si ammalerà, chi guarirà e chi morirà.
Come psicologa psicoterapeuta, credo sia necessario facilitare processi di accettazione e adattamento per ridurre la sofferenza psichica e promuovere un approccio mentale che aiuti ad affrontare questo difficile periodo storico: resilienza, crescita post-traumatica e antifragilità, sono concetti che possono venirci in aiuto.
La resilienza è l’abilità di far fronte in modo positivo ad esperienze difficili e traumatiche, mentre la crescita post-traumatica fa riferimento ad una trasformazione positiva della persona che supera un’esperienza di sofferenza e il dolore che porta con sé, non ritornando alla vita precedente ma percependo un miglioramento. Tra le aree che sembrano essere principalmente coinvolte nei cambiamenti positivi possibili: percezione di sé (es. consapevolezza di sé, delle proprie risorse e capacità); relazioni interpersonali (es. amplificazione dell’empatia e maggior capacità di manifestare con fiducia le proprie emozioni e di apprezzare l’aiuto e la vicinanza degli altri); filosofia di vita (es. trasformazione degli atteggiamenti nei confronti della vita e della scala di priorità di valori).
L’antifragilità indica la capacità di fronteggiare l’imprevedibile, traendo vantaggio da eventi negativi e dall’incertezza; è un passo in più rispetto alla resilienza, e la crescita post-traumatica può essere vista come la risposta antifragile davanti ad una crisi. Con la resilienza si resiste, con l’antifragilità si migliora.
Per imparare ad essere antifragili occorre lavorare sulle seguenti dimensioni: imparare a gestire lo stress; capire e accettare tutte le emozioni: usare l’ansia nei suoi aspetti positivi, come spinta e motivazione; essere creativi per fornire risposte diverse allo stesso problema; accettare l’incertezza e ridurre la paura del cambiamento.
Rispetto alla pandemia, ad esempio, lo stare più in casa e in contatto con se stessi può far emergere problemi a lungo accantonati, portando ad una maggiore consapevolezza e alla ricerca di cambiamenti importanti per la propria vita; la perdita della libertà può portare a godersi maggiormente le cose prima date per scontate come un abbraccio, una festa o un viaggio; può esserci la scoperta di saper affrontare eventi critici rivalutando così le proprie risorse e capacità; il maggior utilizzo della tecnologia può portare a idee e cambiamenti nella gestione del proprio lavoro con risvolti positivi anche nel futuro.
In generale, non è possibile evitare che nella vita accadano eventi stressanti ma possiamo cambiare il modo di interpretarli e di reagire trasformando così un evento negativo in un’opportunità di arricchimento e miglioramento: “cosa possiamo farne di tutto questo dolore?” può essere la domanda di fondo. Non possiamo negare la fatica e il dolore di dover fronteggiare la pandemia che stiamo vivendo, ma possiamo accettarla e cercare di trarne qualcosa di positivo per la nostra vita.