Grazie all’affermarsi della Psicologia Positiva, negli ultimi vent’anni c’è stato un crescente interesse da parte dei professionisti della salute al concetto di resilienza ovvero alla capacità di affrontare, superare e addirittura uscire rinforzati dalle esperienze negative della vita.
La Psicologia Positiva è un movimento psicologico che sposta il focus dal riparare ciò che non funziona a coltivare le qualità positive, a considerare non solo la patologia ma anche punti di forza e fattori positivi, a non porsi solo l’obiettivo di sistemare i danni ma anche di sviluppare ciò che funziona ponendo accento alla ricerca dei fattori protettivi, ovvero quelle caratteristiche che possono essere trasformate in fonte di superamento delle situazioni difficili; ad esempio:
- Autostima buona: opinione positiva di sé riconoscendo pregi, qualità, capacità ma anche accettando limiti, nell’ottica di una consapevolezza e accettazione di se stessi;
- Ottimismo: atteggiamento mentale che tende a cogliere gli aspetti positivi reali delle situazioni;
- Supporto sociale: essere inseriti in una rete di relazioni caratterizzate dal dare e ricevere sostegno emozionale e aiuto pratico.
E’ bene tenere conto che non esiste un singolo fattore di resilienza valido per tutti e in tutti i momenti: nella stessa situazione un fattore può essere di aiuto per una persona ma non per un’altra; per la stessa persona un fattore può essere di aiuto per una situazione ma non per un’altra.
Tendenzialmente la persona resiliente percepisce un senso di padronanza dell’ambiente e degli eventi, definisce un obiettivo significativo e si impegna per raggiungerlo, crede di poter apprendere e crescere da esperienze positive e negative vivendo il cambiamento non come ostacolo ma come opportunità di crescita.
Attivare la resilienza delle persone significa potenziarne il benessere; tra gli obiettivi che la psicologia si pone vi è proprio la promozione e la tutela del benessere. Come dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità “La salute non è la semplice assenza di malattia ma lo stato di completo benessere fisico, psicologico e sociale” (OMS, 1946). Che cos’è il benessere? Ci sono principalmente due prospettive: il benessere come piacere immediato (edonismo); il benessere come soddisfazione e realizzazione del proprio potenziale (eudaimonismo). La resilienza può essere inserita in questa seconda visione: il benessere corrisponde alla soddisfazione, porta dentro il piacere ma potrebbe non coincidere con esso in quanto è qualcosa di più, è la realizzazione di sè.
Concluderei affermando che la resilienza è una possibilità che può essere raggiunta da tutti; è vero che può non essere sempre facile ma è bene tenere a mente che è possibile, ed un percorso psicologico può essere di aiuto: il presupposto è che le persone hanno in sè le risorse sufficienti al cambiamento e il compito dello psicologo è connetterle a tali risorse; le difficoltà sono intrinseche della vita, non bisogna eliminarle ma occorre potenziare le risorse personali al fine di promuovere uno stato di benessere.
Dott.ssa Annalisa De Filippo
Psicologa Psicoterapeuta Sesto San Giovanni (Milano)